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Il continuo legiferare su temi di finanza pubblica, alimentato dal tentativo di reagire alla crisi, ha compromesso, per un amministratore locale, la possibilità di fare programmazione finanziaria a supporto delle promesse fatte ai cittadini. Promesse particolarmente pregiudicate dai provvedimenti di questi due anni, tanto che il contributo degli enti locali alla manovra di finanza pubblica nazionale è passato da 17,5 miliardi di euro, del triennio 2009-2011, ai circa 80 miliardi del 2013-1015. Ciò ha costretto gli amministratori locali a continue revisioni dei propri impegni e delle proprie previsioni e il Governo a reiterati rinvii delle scadenze per l’approvazione dei bilanci. Ma a dire il vero la proroga dei termini per l’approvazione del bilancio preventivo è ormai una prassi tanto che, dal 1990 ad oggi, solo nel 1992 tale scadenza è stata confermata. Il fatto che non esista un riferimento temporale è un limite per un documento che formalizza indirizzi e scelte che le amministrazioni faranno, e di cui è la precondizione giuridica. Il bilancio previsionale ha infatti valore autorizzatorio per gli impegni che nel futuro si vogliono assumere, e ha in allegato il piano dei lavori in assenza del quale non si può dar corso agli investimenti; sempre nel bilancio preventivo sono programmate le dismissioni condizione anche questa imprescindibile per dar corso velocemente ad esigenze finanziarie che lo stesso dovesse richiedere. Il perimetro del debito pubblico ha, inoltre, un confine ibrido perché sottoposto all’interpretazione di schemi di finanziamento sempre più sofisticati e alla esigenza di valutare gli impegni indirettamente assunti per il tramite delle partecipate (ne sa qualcosa la giunta di Brescia che ha ereditato la metropolitana); tentando di ovviare a questo il bilancio previsionale prevede che si riportino le risultanze dei rendiconti delle società partecipate. Il bilancio previsionale è inoltre sottoposto al giudizio di congruità di coerenza e di attendibilità da parte degli organi di revisione, oltre che al parere espresso dal responsabile dei servizi finanziari. Tale previsione tenta di circoscrivere le responsabilità per gli amministratori e, a maggior ragione, rende indispensabile un documento che la prassi e la disciplina consentono in tempi meno certi. In fine in tempi di crisi l’assumere decisioni tempestive e rispettare il cronogramma delle cose da farsi è fondamentale, rinunciare al bilancio preventivo lede questa necessita visto che contiene tutti gli obiettivi dei servizi comunali in termini di efficienza ed e efficacia. Peraltro, in tempi di risparmio forzoso operare con un bilancio provvisorio significa avallare una gestione meno oculata, potendo solo spendere in dodicesimi sulla base della spesa storica al lordo dei tagli e, per di più, non potendo autorizzare spese che hanno carattere di novità. Ecco perché capisco la difficoltà di una amministrazione locale quando subisce queste proroghe meno quando le alimenta come si ipotizza a Brescia.