“Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità, molto ragionamento e poca osservazione conducono all’errore”.

A. Carrell

“Ragionevole designa colui che sottomette la propria ragione all’esperienza”.

J. Guitton

“Coloro che hanno una fede eccessiva nelle loro idee, non sono adatti a fare esperienze”.

C. Bernard

Segnalazioni

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“Oscene parole” di Riccardo Ruggeri, 2010, pp. 339, Grantorino Libri


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“Parola di Marchionne” di Riccardo Ruggeri, 2010, pp. 170, Brioschi Editore

Che bello leggere un pezzo di storia industriale italiana attraverso le dinamiche dell’impresa nazionale per antonomasia, la Fiat, e con questa le caricature dei maggiori industriali e finanzieri, da Agnelli a De Benedetti, da Enzo Ferrari a Ford. E leggerla non nel dibattito asfittico del contesto nazionale, ma negli accadimenti che vedono questo gruppo confrontarsi su un mercato internazionale e in questo vedere tracciare i comportamenti di molti leader politici, da Margaret Thatcher ai Reali sauditi, da Obama a Saddam Hussein, dal cardinal Silvestrini ad Alan Gore. Ma ancor più bello è farlo per il tramite di una racconto semplice, diretto e intellettualmente onesto come potrebbe fare un padre o un nonno a tavola o in salotto, carico di raccomandazioni, di aneddoti volti a esemplificare non solo il giudizio su certi accadimenti, ma anche le emozioni e le sofferenze che li caricano. Un racconto dove la storia personale, anche nelle narrazioni più intime, e gli eventi della vita di un Paese si mescolano, e ti viene offerto nello spazio di qualche centinaio di pagine quello che nessun manuale di management ti racconterà mai e che una saggio di pedagogia per crescere i figli non saprà esemplificarti. Il tutto senza la pretesa di insegnare nulla ad alcuno, ma solo con l’intento di mettere a disposizione la propria esperienza. Tutto questo l’ho trovato in tre Libri di Riccardo Ruggeri: “Parole Oscene”, ”Una storia operaia” e “Parola di Marchionne”.
Ragionamenti di buon senso scevri dalla spocchia da consulente di direzione o da professore di qualsiasi rinomata business school, considerazioni che ci aiutano a tracciare soluzioni semplici per problemi complessi, basta che ci sia la buona fede e la volontà di operare bene. Ma come dice lui “in una società alterata e slabbrata come l’attuale, il bene più scarso appare sempre di più essere la memoria, e noi di una certa età forse abbiamo ancora qualcosa da dire e da dare.”


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“Fatti in cerca di idee” di Raffaele Brancati, 2010, pp. XVI-192, Donelli Editore

In sette anni, le agevolazioni pubbliche sono calate del 50% e stentano ad essere selettive e meritocratiche. Prova ne è che il 37% degli aiuti ha obiettivi generalisti, mentre languono interventi volti ad incentivare la competitività come il supporto all’internazionalizzazione e alla ricerca. Il Governo centrale gestisce ancora il 74% delle risorse in attesa del federalismo. Le imprese più dinamiche che investono in presenza internazionale e ricerca e innovazione rischiano di essere quelle più esposte alla crisi. Sono quelle che subiscono di più nel rapporto con il mondo del credito in termini di contrazione degli affidamenti, aumento dei tassi, incremento delle garanzia richieste e rifiuto di apertura di nuove posizioni. Questo e molto altro nell’appuntamento annuale con il monitoraggio di Raffaele Brancati.


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“Rapporto sulle Infrastrutture in Italia”, Istituto Bruno Leoni, 2010, pp. 125, IBL Libri


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“Sviluppo delle infrastrutture” a cura di Elisa Boscherini e Massimiliano Sartori, 2010, Etas Libri

Ci confrontiamo in Italia con un deficit infrastrutturale esito del sacrificio sui bilanci pubblici delle spese in conto capitale a favore di quelle in conto esercizio (della serie è più facile tagliare i progetti futuri che le inefficienze quotidiane). Un deficit amplificato dalle regole del patto di stabilità che sacrificano lo sviluppo alla stabilità e che rischiano di diventare ancora più severe. Un deficit esito anche di una refrattarietà ad aprire alla collaborazione con il privato, nonostante vantiamo, con la Milano Laghi nel 1924, la prima sperimentazione di strada a pedaggio finanziata dai privati. Un deficit figlio di un quadro normativo e regolamentare confuso in eterna evoluzione e affidato a più istituzioni e soggetti regolatori. Un deficit figlio di interventi straordinari, leggi obiettivo, piano anticrisi, programma delle opere per perequazione infrastrutturale del federalismo fiscale, programmi che tolgono unitarietà e chiarezza programmatoria degli interventi. Nel frattempo il Far East investe circa il 7-8% del PIL in infrastrutture.


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“Fotti il potere. Gli arcana della politica e dell’umana natura” di Francesco Cossiga con Andrea Cangini, 2010, pp. 297, Aliberti Editore


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“Caterina. Diario di un padre nella tempesta” di Socci Antonio, 2010, pp. 211, Rizzoli

Che bello rileggere Lewis, questo riluttante convertito che più di altri ha sottomesso la fede alle dure prove intellettuali, e leggere le riflessioni sui miracoli abbinate al diario di Antonio Socci sulla figlia Caterina, piombata e resuscitata miracolosamente dal coma. Come dice Lewis: Arrivati alla fine di questo libro, voi ed io possiamo ancora non trovarci d’accordo sul fatto che i miracoli avvengano o no. Ma per lo meno non diciamo sciocchezze.


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“La scossa. Sei proposte shock per la rinascita del Sud” di Francesco Delzìo, Collana Problemi aperti, 2010, pp. 90, Rubbettino

Nell’assegnazione delle premialità ai comuni più virtuosi in applicazione delle regole del patto di stabilità interno 2009 sono stati premiati Taranto e Catania, … insommma è come se accettassimo Obelix a testimonial di una campagnia contro la bulimia. Le mediazioni romane sono sempre meno accettabili…. virtuosi un… comune dichiarato in dissesto finanziario e uno salvato dalla solita prebenda romana (140 ml di euro ) a carico di noi tutti? è uno scandalo ….Ha ragione Delzio nel suo libro “la Scossa” solo una una strategia di rottura può salvare il Sud (e con il Sud anche il Nord).


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“Il sacco del nord. Saggio sulla giustizia territoriale” di Luca Ricolfi, 2010, pp. 271, Guerini e Associati

E’ ora di smetterla di parlare di veline ed amanti e pensare alla realtà con cui la gente deve fare i conti, leggiamo la realtà e interpretiamo i dati, si sveleranno le trame delle verità da cui si vuole si sottragga la nostra attenzione.


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“Una storia operaia” di Riccardo Ruggeri, 2009, pp. 256, Brioschi Editore


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“E’ possibile realizzare infrastrutture in Italia” a cura di Alfredo Macchiati e Giulio Napolitano, Collana “Percorsi”, 2009, pp. 400, Il Mulino


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“L’Italia fatta in casa. Indagine sulla vera ricchezza degli italiani” di Alberto Alesina e Andrea Ichino, Collana Strade blu. Non Fiction, 2009, pp. 154, Editore Mondadori

Interessante che qualcuno analizzi che al PIL non sfuggono solo l’economia sommersa della criminalità organizzata o la produttività degli evasori fiscali. Alesina e Ichino misurano infatti il contributo che la famiglia dà alla creazione di ricchezza, contributo che le statistiche tradizionali trascurano. Il libro evidenzia che gli italiani, grazie al welfare familiare, hanno una produzione giornaliera competitiva con gli altri sistemi economici, considerando sia il prodotto per il mercato, sia quello per la famiglia. E così tra i minuti dedicati ai figli e quelli a cucinare, si scopre il peso che la famiglia italiana porta sulle spalle. Resta da domandarsi se il gap di welfare pubblico sia la causa o l’effetto dell’impegno domestico degli italiani. Una domanda che preferisco lasciare aperta a differenza degli autori.


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“A cuore aperto” di Raffaele La Capria, Collana Scrittori italiani e stranieri, 2009, pp. 111, Editore Mondadori

“A cuore aperto” consigliato da un caro amico, 111 pagine di libro che meritano però di essere comprate per due paginette illuminanti la 22 e la 23 dove La Capria descrive il rapporto tra la realtà e la sua concettualizzazione: ” oggi in giro e da ogni parte un eccesso di concettualizzazione, una tendenza a teorizzare su tutto, che ha raggiunto livelli mai toccati . E’ ancora possibile lasciare spazio al “lampo della sorpresa”? Alla “grazia dell’inizio “? Oppure la vita come evento e come interrogazione è ormai superata perché questo tipo di approccio l’ha uniformata e banalizzata? Fino a che punto si può ripulire l’esistenza delle incrostazioni ideologiche che vi sono depositate per ritrovarla in tutta la sua evidenza originaria?” e ancora Come dovrebbe rispondere oggi uno scrittore a questi interrogativi posti da Hannah Arendt? Anche lo scrittore sente che tante realtà percepite direttamente dai sensi e che ai sensi parlano direttamente sono costantemente intercettate da una visione in apparenza più alta e più complessa che deriva sempre da astrazioni concettuali, e solo dopo si accorge che quelle astrazioni, magari intelligenti e sottili, hanno tolto comunque qualcosa alla naturalezza del suo primo sentire. E tutti parlano di cose che i loro occhi non hanno visto , di cui non hanno mai assaggiato il sapore né udita la voce , come scrive Berardinelli. George Steiner riferendosi al mondo naturale e a quello di queste astrazioni parla di città primaria e città secondaria e dice che ormai la seconda si è sostituita alla prima”.


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“Fannulloni si diventa. Una cura per una burocrazia malata” di Giovanni Valotti, Collana Itinerari, 2009, pp. 192, Università Bocconi


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“A viso scoperto” di Clive Staples Lewis, Collana Mondi Letterari, 1983-2009, pp. 316, Jaca Book

Lewis ispirato dalla favola di Apuleio ripropone il mito di Amore e Psiche, lo stesso che il Canova quasi 200 anni prima ci ha consegnato con il capolavoro custodito al Louvre, così in “a viso scoperto” ci ripropone il anche il tema della… bellezza e dell’amore, della ragione e della fede. Mi torna in mente il messaggio agli artisti di Benedetto XVI, “custodi di bellezza e testimoni di speranza”: “Voi siete custodi della bellezza; voi avete, grazie al vostro talento, la possibilità di parlare al cuore dell’umanità, di toccare la sensibilità individuale e collettiva, di suscitare sogni e speranze, di ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell’impegno umano. Siate perciò grati dei doni ricevuti e pienamente consapevoli della grande responsabilità di comunicare la bellezza, di far comunicare nella bellezza e attraverso la bellezza! Siate anche voi, attraverso la vostra arte, annunciatori e testimoni di speranza per l’umanità”.


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“Comandare è fottere. Manuale politicamente scorretto per aspiranti carrieristi di successo” di Pier Luigi Celli, Collana Ingrandimenti, 2008, pp. 106, Editore Mondadori

Due libri su come si fa carriera, l’uno in politica e l’altro in azienda, il primo di Francesco Cossiga “Fotti il potere” e il secondo di Pier Luigi Celli “Comandare è fottere”. Mi domando perché si debba aspettare di aver superato la soglia dei 60 anni per dire cose scomode? E ammettere che tutte le regole della vita politica e imprenditoriale, promulgate dai leader e dai media piuttosto che dalla manualistica che li celebra, sono solo una visione della realtà manipolata e rivestita ad arte di succoso moralismo per tenere a bada chi non ce la fa e deve continuare a sperare di potercela fare. Perché questa verità non la svelano prima o perché nessun leader alza questo velo ipocrita in età giovane? Semplicemente, perché altrimenti non lo farebbero diventare leader, questo è il processo selettivo delle organizzazioni moderne. Allora, l’uno, Cossiga, ammette “che la democrazia è in realtà un’aristocrazia che si forma indipendentemente dalle elezioni” o che ci si deve rassegnare a convivere con il contropotere mafioso fino ad accettare “l’ineluttabilità di una deroga geografica alla sovranità nazionale”, che “i bilanci dei partiti sono sistematicamente falsi”, che la corruzione costa alla Stato italiano 70 miliardi all’anno “un fiume di denaro su cui spesso navigano le carriere e le fortune personali dei politici più noti”, che “l’organizzazione più antipolitica e più antidemocratica che esiste oggi al mondo è l’Unione Europea”, che “la guerra è la valvola di sfogo più efficace e persino più utile”, che “è la forza e non il diritto a dare forma la mondo”, che “la verità è che la menzogna ben più della verità è all’origine della vita e gli uomini si sono evoluti solo grazie alla loro capacità di mentire agli altri e a se stessi”.
L’altro, Celli ricorda “che non si fa carriera per merito”, ma cercando “tra i vari capi quello che ha più chance di essere vincente e scegliendolo”, suggerisce che “una mediocrità costante in azienda garantisce più dei colpi ad effetto” “non sarà una marcia trionfale anzi sarete colti da un sentimento di nausea come se vi faceste un po’ schifo, ma il bello della carriera è che una volta imboccata nessuno fermerà la rincorsa”, dice di “lasciar perdere la strategia ma di accontentarsi del quotidiano” e di seguire il rapporto politico perché “i politici sapranno essere riconoscenti quando ossequiati con dignità , se senza dignità spesso accelerano persino i loro favori”, sottolinea che “le belle teorie sulla concertazione e condivisione delle scelte e obiettivi, oltre ad una gran perdita di tempo, sono la strada maestra per farsi erodere fette di territorio, è la premessa per la perdita di peso e autorità e che bisogna diffidare di tutto quello che mette in discussione il ruolo “occorre” un gruppo di fedeli, mettere le persone sbagliate al posto sbagliato! Scaricare sui mediocri la responsabilità!”, pagare giornalisti tanto non conta il contenuto. Ma perché ci avete raccontato la mediocrità? Quando se aveva senso nasconderla all’inizio forse era meglio che non venisse dichiarata alla fine?


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“Fannulloni d’Italia” di Davide Giacalone, 2008, pp. 159, Editoriale Libero srl

Per scaricarlo clicca qui.

Due letture che consiglio: “3,6 ml di dipendenti pubblici, ad un tasso di fannulloni dell’1% si tratterebbe di risparmiare 1,5 mld”; “in Italia si perdono circa 125 milioni di giornate di lavoro equamente distribuite tra pubblico e privato ma la differenza è che i dipendenti pubblici sono un quarto dei privati”; “un management selezionato mediamente 20 anni fa prevalentemente con contratti a tempo indeterminato dal 75% (dirigenza locale) al 92% (dirigenza Ministeriale)”; “un sistema basato non sul performance model ma sul fidelity model: selezionare manager sulla base della fedeltà attesa, sistemi di valutazione informali e carriere legate alla fedeltà alla proprietà. Ma il presupposto del fidelity model è una fedeltà della politica alle istituzioni e una visione della politica e politici di qualità.


“Benedetta Economia. Benedetto di Norcia e Francesco d’Assisi nella storia economica europea” di Luigino Bruni e Alessandra Smerilli, 2008, pp. 120, Città Nuova Editore

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“Breve storia del futuro” di Jacques Attali, Collana Le Terre, 2007, pp. 227, Fazi Editore

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“Democrazia: il dio che ha fallito” di Hoppe Hans-Hermann, Collana Oche del Campidoglio, 2006, pp. 486, Liberlibri

Per chi si interroga sulla primazia della prima o della seconda repubblica è utile rileggere, a sei anni dalla sua edizione, “Sudditi” di Massimo Fini: la sua schiettezza e irriverenza ci propongono la lettura critica delle democrazie liberali ridotte a “oligarchie politico, economiche e criminali”, che schiacciano il cittadino asservito in un melting pot che legittima i poteri forti. In abbinata suggerisco di leggere “Democrazia: il dio che ha fallito” di Hans Hermann Hoppe, economista della scuola austriaca, che ripropone, seppur da un approccio diverso, una serie di critiche alle democrazie moderne.


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“Sudditi. Manifesto contro la Democrazia” di Massimo Fini, Collana I Grilli, 2004, pp. 147, Editore Marsilio


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“La mano nuda di Dio. Uno studio preliminare sui miracoli” di Lewis Clive S., Collana Pensiero, pp. 212, 1987, GBU


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