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Libero (12 giugno 2012)
Il pagamento dei debiti degli enti locali. Trappola per le imprese
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La stampa ha dato ampia eco alla recente iniziativa del Governo che con quattro decreti intende risolvere il problema dei debiti insoluti della
Pa nei confronti delle imprese. Pur dando atto alla buona volontà del ministro Passera occorre tuttavia chiarire alcuni aspetti tecnici della soluzione proposta per comprenderne la reale portata.
La novità principale è rappresentata dal’obbligo di certificazione dei crediti da parte della Pa, presupposto per il loro smobilizzo finanziario. La
Pa, nel certificare il credito, ha la possibilità di scegliere se indicare la data per il pagamento o non indicarla (per le spese in conto capitale). Tale facoltà nasconde un problema non banale, perché nessuna amministrazione potrebbe indicare ima data senza una preventiva autorizzazione a derogare ai vincoli del Patto di Stabilità. Autorizzazione già esclusa apriori. Quindi, con certificazione e accordo Abi, almeno per un anno, le imprese si finanzieranno anche se a loro spese e per inadempienze altrui e soprattutto con la rinuncia a qualunque azione volta a farsi riconoscere in tribunale un titolo esecutivo per escutere il credito.
Passati i 12 mesi, mi domando cosa succederà se il Mef non dovesse autorizzare tutte le amministrazioni territoriali a derogare al Patto. Le imprese dovranno restituire l’anticipo alle banche e saremo punto a capo, avendo pure rinunciato ad alcune tutele. Vista la situazione della finanza locale
e gli aggravi di questi ultimi anni, non è difficile prevedere che si stia solo prendendo tempo e che in futuro non si prefigurino maggiori margini di manovra di oggi, dato che si dovranno gestire anche gli impegni delfiscal compact. Ma oltre a temporeggiare, quando tra un anno le imprese dovranno restituire l’anticipo, il problema verrà politicamente scaricato sugli enti locali, visto che la maggior parte del debito riguarda la sanità regionale e i Comuni. Va poi sottolineato che sono esclusi dal’obbligo di certificazione gli enti locali commissariati e le Regioni sottoposte ai piani di rientro. Così facendo, sarebbero premiate le Regioni che hanno governato meno efficacemente i loro bilanci e che perpetuerebbero la loro inadempienza.
Per quanto riguarda la compensazione dei crediti delle imprese con i debiti fiscali, contributivi e assicurativi, va precisato che non è prevista la possibilità di compensare i crediti con tutti i debiti a titolo d’imposta o contributo, ma solo con quelli iscritti a ruolo. Premesso che ciò era già previsto all’art. 31 del D.L. n. 78/2010, tale limite implica che si possa compensare un credito con la Pa solo con le cartelle di un contenzioso tributario. Le imprese che regolarmente pagano i loro impegni con il fisco, non potranno dedurre i loro crediti con la Pa dai versamenti delle imposte o dei contributi che ordinariamente maturano. A beneficiare della compensazione sarà solo chi non ha pagato le imposte in passato. Ciò rende evidente che l’applauso mediatico ai pagamenti della Pa sia forse esagerato rispetto al risultato effettivo.