> Articoli
Corriere della Sera ed. Brescia (13 novembre 2013)
La rivoluzione del welfare nelle priorità della Smart City bresciana
Scarica l’articolo in formato PDF
La crisi in atto ha messo a nudo l’insostenibilità del sistema di welfare; un sistema di sicurezze costruito nei paesi più sviluppati in un secolo di storia grazie alla conquista di trattamenti pensionistici, assistenza sanitaria e socio assistenziale, tutele del lavoro, casa, formazione, ecc.. In Italia l’allungamento della vita media delle persone e il calo demografico, dovuto alla scarsa natalità, fanno gravare il costo di questo welfare su una quota più esigua di popolazione occupata. Un peso divenuto eccessivo e nel futuro insostenibile: basti pensare che la spesa pensionistica, quella sanitaria e quella socio-assistenziale assorbono il 63,7% del PIL pro capite di ogni occupato e nel 2060 sarà il 73,2%. In questo valore non è per altro incluso il welfare della famiglia, quello dei minori, della povertà. In Europa l’insostenibilità vale sia per un welfare a carico della fiscalità generale come in Italia sia per un welfare finanziato da mutue obbligatorie come nel caso della Germania; ma la situazione non è diversa nei sistemi privatistici come negli USA, dove il Presidente Obama è stato costretto ad ampliare l’ombrello dell’intervento pubblico per sopperire ai limiti economici e sociali del sistema assicurativo sanitario privato. Del dramma che ci aspetta nel futuro c’è poca consapevolezza tanto che anche con riferimento al solo sistema pensionistico, welfare tra i più dibattuti, MEFOP –società per lo sviluppo dei Fondi pensione- ha rilevato che tra i lavoratori è cresciuto il grado d’informazione sui requisiti anagrafici di pensionamento ma non quello sui tassi di sostituzione: in sostanza sappiamo a che età andremo in pensione ma non a che condizioni. Questa inconsapevolezza è ancor più grave se si considera che più di un terzo degli italiani nel 2050 maturerà una pensione inferiore all’assegno sociale, oggi 442 euro al mese, e che con quella somma dovrà pagare di più quei servizi che sono oggi a tariffazione calmierata o pagare servizi oggi completamente gratuiti. Forse la ragione per cui, anche se le risorse sono inferiori, il sistema cooperativo, dell’impresa sociale e del no profit continua a crescere e ad affrontare i bisogni insoddisfatti a cui il sistema pubblico e, ormai, anche le famiglie faticano a dare risposte, è data dal fatto che le persone hanno ancora la voglia di assumere la sfida di una convivenza civile. La dimensione di questo impeto ideale è rilevata in Italia dall’ultimo censimento del no-profit che risulta sia quadruplicato passando da circa 235 mila enti del 2001 ai 470 mila del 2011. L’Unione Europea ha riconosciuto la strategicità di questi operatori varando la “Social business Initiative” e previsto una specifica priorità per questa politica nell’uso dei Fondi Strutturali, che grazie alla recente conferma del cofinanziamento governativo, cumulano un budget di più di cinquanta miliardi di euro. Poiché un’altra priorità di questi fondi è lo sviluppo urbano, penso che potrebbe essere una buona occasione per Brescia declinare il tema della “Smart City” anche nella sua dimensione sociale: si guadagnerebbe una attenzione nella selezione dei progetti e nello stesso tempo si valorizzerebbe il patrimonio organizzativo e culturale ineguagliabile della nostra città. Sarebbe anche l’occasione per portare a sistema risorse pubbliche e private trasformando Brescia in un laboratorio nazionale. Si potrebbero sperimentare molti strumenti finanziari innovativi a vantaggio dell’impresa sociale (crowdfunding, venture philantropy, microredito, social bonds), strumenti indispensabili considerato che l’impresa sociale è costretta ad autofinanzia per i 2/3 delle proprie esigenze, ma prodotti che richiedono una regia sapiente e soprattutto un territorio come il nostro. Peccato che Brescia non abbia colto questa sua originalità e non abbia sfruttato, per questi temi, i bandi del Ministero e della Regione “Smart Cities and comunities and social innovation”. Ma non tutto è perso considerato che gli indirizzi programmatici dell’Assessore ai Servizi Sociali di Brescia Felice Scalvini sono assolutamente innovativi e tenuto anche conto che il coinvolgimento dei comuni dell’hinterland, come più volte auspicato dal Sindaco Del Bono, potrebbe rendere participi queste amministrazioni anche di una rivoluzione territoriale in nome del welfare.