“Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità, molto ragionamento e poca osservazione conducono all’errore”.

A. Carrell

“Ragionevole designa colui che sottomette la propria ragione all’esperienza”.

J. Guitton

“Coloro che hanno una fede eccessiva nelle loro idee, non sono adatti a fare esperienze”.

C. Bernard

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Corriere della Sera ed. Brescia (20 settembre 2012)

Piano delle città, Brescia si attrezzi

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Nel dl sviluppo approvato questa estate, tra le misure a favore degli investimenti infrastnitturali e dell’edilizia, è stato varato il «piano nazionale per le città»: l’ennesimo rilancio degli investimenti urbani che può rappresentare una occasione per Brescia.
In fondo anche da noi il settore costruzione è piegato dalla crisi, e i numeri nazionali evidenziano una emergenza: si sono persi 250 mila posti di lavoro e il settore, dopo aver bruciato in 6 anni un quarto del mercato, è ai livelli del 1970 con previsioni per l’anno in corso di una ulteriore contrazione degli investimenti del 6%. Ma non si tratta di affrontare la crisi con un po’ di cemento, si tratta di portare a sistema una programmazione coordinata degli investimenti che faccia di sicurezza, ambiente, socialità, bellezza, storia e cultura i cardini di uno sviluppo cittadino.
Che il viceministro Ciaccia abbia preso di buzzo buono il piano è dimostrato dal fatto che, nonostante per le risorse abbia fatto di necessità virtù, recuperandole da capitoli già esistenti, ha già emanato, il 3 agosto, il decreto attuativo che istituisce la cabina di regia che selezionerà i progetti, definendo il suo funzionamento oltre ai termini e alle modalità per la presentazione e l’istruttoria delle domande. Molti comuni hanno solertemente presentato le loro proposte per non perdere questa occasione.
Si tratta di ben 58 istanze progettuali, 10 da comuni capoluogo del nordovest, ma tra queste non sembra esserci Brescia. La stampa
ha dato anticipazioni di molti: Milano, Roma, Firenze, Genova, Bari, Bologna, Napoli, anche Verona con i progetti per l’ex Arsenale
austriaco, del Borgo Nuovo, della Corte Rurale e il recupero degli edifici residenziali pubblici; ma nulla di Brescia! Le domande dovranno
però essere tutte formalmente ripresentate il 5 ottobre dando priorità alla cantierabilità e alla f inanziabilità grazie alla collaborazione con i privati e ciò fa supporre che non potranno essere improvvisate.
Ma a Brescia tutto tace! È l’occasione importante per portare a sistema riflessioni e piani in parte rimasti totalmente inevasi: bonifiche, interventi di edilizia scolastica, housing sociale, beni demaniali, interventi per il dissesto idrogeologico per il risparmio energetico, per il
trasporto urbano 0 per dare corpo a una «smart city» nell’accezione comunitaria.
Ho citato questi aspetti perché tutti oggetto dì piani d’investimento governativi. Ma cosa aspetta Brescia? So che negli uffici del Comune
si parla da tempo di promuovere un fondo per l’housing sociale. In fondo le risorse per questa iniziativa c’erano già nel piano casa di Berlusconi, non a caso 1,6 miliardi di euro dell’attuale piano delle città sono stati recuperati proprio dai fondi non impegnati dal Fia
(Fondo investimenti abitare). Inoltre proprio in Lombardia, promosso dalla Fondazione Cariplo, è nato il primo Fondo per queste politiche. So anche che da tempo si parla della situazione emergenziale di tutto il comparto Milano e sembra proprio che il degrado
di questa zona sì presti alle priorità del piano delle città. Mi auguro che Brescia presenti qualche iniziativa perché i tempi stringono e
le risorse sono poche, ma soprattutto i cittadini aspettano risposte.

 
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